La domanda non riveste un valore solo di studio “astratto”. E’ basilare per arrivare a comprendere, non solo la Bibbia, il Vangelo, Gesù Cristo, la Chiesa, come è ovvio, investe la vita monastica in se stessa e in modo particolare, l’obbedienza e l’umiltà.
L’uomo è partecipe del mondo materiale nel quale nasce, cresce, si sviluppa e muore:
L’unicità dell’essere umano fa sì che tutte le esperienze coscienti della vita di ciascuno vengono unificate in una unicità che chiamiamo “Sé”. Il sé è quella peculiare caratteristica dell’essere umano mediante la quale il soggetto è consapevole di rimanere sempre se stesso pur nella varietà innumerevole delle esperienze.
L’uomo si domanda il senso della vita perché in lui vi è l’intelligenza. Un branco di animali, anche il più evoluto, non ha mai espresso, nella storia della sua evoluzione, alcunché che faccia supporre l’esistenza di una simile domanda, né a livello religioso né a livello culturale.
Nell’uomo, Dio ha messo nel cuore la nozione dell’eternità. Di qui nascono tutte le forme “culturali”, pensiero e religione. Il primo tentativo di risposta sembra essere stata la religione.
Religione significa (e le definizione possono essere tante), relazione, re-legare, mettere in relazione, ecc.
La nozione di eternità mette l’uomo in relazione con….
Le espressioni di tale “relazione”, sono svariate e le vedremo in seguito.
Per ora, vediamo la posizione che può assumere il cuore dell’uomo stimolato, da una parte, del suo essere totalmente coinvolto con il mondo, e dall’altra reso sempre aperto perché stimolato da questa “nozione di eternità”, in altre parole del suo essere intelligente!
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